Fabullo e gli scoiattoli
volanti.
C’era
una volta un bambino chiamato Fabullo. Questo piccolo bambino viveva in una
borgata in riva ad una roggia, per questo chiamata BorgO RIO. La sua vita era
serena e tranquilla, passata a giocare con la sorellina ed entrambi circondati dall’attenzione
e dall’amore di mamma e papà.
Ma
nelle fiabe, proprio come della vita vera, ci sono i malvagi e Fabullo, con la
sua vita felice attirò l’invidia e la malevolenza di Ictus, un Mago malvagio, odiato da tutti e costretto, per la sua cattiveria,
a vivere isolato su un monte poco lontano. L’odio per il piccolo crebbe; più il
bambino appariva sereno e felice, più il vecchio mago desiderava per lui la
vita solitaria e infelice a cui lui stesso era costretto. E così, in una
terribile notte di tempesta, usando tutto il potere di cui era capace, Ictus
compì un maleficio per cui Fabullo non sarebbe più stato in grado di camminare,
così che anche lui provasse l’infelicità che il terribile mago conosceva così
bene.
Indicibile
fu lo strazio della mamma e del papà quando, al mattino, si accorsero di quanto
era accaduto. Il loro grazioso, innocente bambino, non era più in grado di
muoversi e giocare e nessuno sembrava saperne la ragione.
Non
starò a raccontarvi lo pena dei giorni seguenti; mamma e papà, con Fabullo sempre in braccio, girarono paesi e
città alla ricerca di una medicina, di una pozione capace di guarire il loro
bimbo. Tutto tentarono, fino a spendere tutto il loro denaro. Finché, esausti e
affamati, nelle vicinanze di un villaggio chiamato CAMPO del RE e alla ricerca di
qualche bacca che placasse loro la fame, si avventurarono in un bosco e lì,
stanchissimi, si addormentarono. Non lo sapevano ancora, ma la sorte li aveva
portati in un bosco fatato, un bosco dove vivevano esseri unici e straordinari.
Tra questi animali, c’erano gli scoiattoli
volanti, fantastici per la loro pelliccia variopinta, con striature bianche,
rosse, verdi e blu; erano particolari per il loro senso dell’amicizia e per la
capacità di compiere evoluzioni straordinarie, saltando e piroettando di tronco
in tronco e di roccia in roccia.
Gli
scoiattoli di CAMPO del RE vivevano in allegria e armonia, beandosi delle loro
evoluzioni, sempre compiute nella tranquillità del bosco.
E
così all’indomani, al loro risveglio, il papà, la mamma e il bimbo si trovarono
circondati da decine di occhi brillanti e pellicce multicolori.
La
mamma di Fabullo, alla vista di tanti vivaci animaletti, alcuni dei più piccoli
appena più indietro si esibivano nelle loro evoluzioni, ripensò mestamente alla
malattia del figlio, scoppiando in un pianto incontrollabile. Solo in un
secondo tempo, calmatasi, riuscì a raccontare ai
nuovi amici, fra i singhiozzi, la sfortuna che aveva colpito la sua
famiglia.
La
comunità degli scoiattoli volanti era numerosa, composta da grandi e piccoli
acrobati. C’erano fra i più anziani Pablogas, il Nonno, Pino e l’aristocratico
Conte, il narciso Alby, l’abile Max e il flemmatico Yughy, ma anche tanti
giovani: Ivan, Nichy, Andre, Cristy, Dany, Emily e Teto, fino ad arrivare ai
giovanissimi Marty, Andry, Stefy e Giò; tutti indistintamente rimasero colpiti
e frastornati dalla sfortuna di quella povera famiglia e del piccolo Fabullo.
Subito
Vanni, il capo della comunità, radunò tutti a Gran Consiglio per studiare il da
farsi. L’atmosfera era mesta, ognuno in cuor suo era consapevole della propria
impotenza contro il mago maledetto.
“Cari
scoiattoli” disse Vanni, “il nostro è un gruppo spensierato e felice, ma non
saremo più gli stessi se non troviamo il modo di aiutare questo bimbo. Quello
che gli è successo è troppo ingiusto. Fabullo amava giocare e vivere in pace,
Fabullo è uno di noi!”
“Hai
ragione! Dobbiamo costringere Ictus a togliere il maleficio!” esclamò Alby.
“
Ma neanche tutta la gente del villaggio ha la forza per farlo, come possiamo riuscirci
noi piccoli scoiattoli?” sentenziò il saggio Pablogas.
Si
sentì allora una vocina: “...Neanche la Fata delle Valli potrebbe riuscirci!”
Tutti
si girarono verso la scoiattolina più piccola: Marty aveva forse, senza
volerlo, suggerito la soluzione? La Fata delle Valli era così chiamata perché
in tante occasioni aveva aiutato la gente delle valli vicine; non poteva forse
aiutare gli scoiattoli?
Subito
si organizzò la spedizione: Mille e il gigantesco Seve, grandi conoscitori del
territorio, furono inviati sulla lontana Rocca dove viveva la Fata.
“
Io non posso nulla da sola contro la malvagità di Ictus il mago” disse la Fata,
appena sentita la storia raccontata dai due messaggeri. Poi aggiunse:
“Solo
l’amore e la solidarietà di tutti voi scoiattoli può forse rompere
l’incantesimo. Se riuscirete a raccogliere tante noccioline, ma così tante da
produrre l’estratto necessario per la pozione che ho in mente… forse insieme
possiamo farcela!”
Il
ritorno al bosco di CAMPO del RE fu un vero inferno: Ictus aveva scoperto le
intenzioni degli scoiattoli e scatenò la furia degli elementi per impedire il
ritorno dei due scoiattoli. I rovi crescevano a dismisura lungo il percorso,
gli arbusti allungavano i rami fino a chiudere ogni passaggio, le nubi si
fecero sempre più nere e presto iniziò una violenta tempesta, con pioggia e
grandine. Mille era allo stremo, ma Seve, un gigante fra gli scoiattoli, grande
quanto la sua bontà, non fece mancare il suo aiuto e insieme, dopo ore di balzi
fra un dirupo e l’altro e seguendo le frecce colorate con cui avevano
segnalato il percorso all’andata, i due amici trovarono la strada
del ritorno.
“Siamo
un bel gruppo, ma non c’è modo di raccogliere così tante noccioline, non possiamo
farcela” fu il commento del Nonno alla notizia portata da Seve e Mille.
“Potremmo
lavorare di giorno e di notte; riposeremo solo quando Fabullo sarà guarito”
disse Yughy, ma il tono della sua voce lasciava capire che neanche lui lo
credeva possibile.
Nell’imbarazzante
silenzio che seguì, si sentì ancora la vocina di Marthy:
“...dovremmo
far fare il lavoro alla gente del villaggio!”
Tutti
si guardarono l‘un l’altro: “ Ma certo!” disse Vanni “Loro sono tanti e sono
grandi, possono farcela!”.
Già,
ma come convincere le persone a collaborare?
Fu
Max, il più bravo fra i funamboli del bosco, a rispondere,: “noi faremo un
fantastico spettacolo di salti e di equilibrismo e chiederemo una borsa di
noccioline a tutti quelli che vorranno vedere l’esibizione”.
L’idea
sembrò grandiosa, ma nelle favole come nella realtà, esiste l’avidità e la
cupidigia e uno degli scoiattoli, solo uno, di cui non faremo neanche il nome,
esclamò “se lavoro io voglio essere pagato! Non faccio niente per niente!” Tale
fu la rabbia della comunità per la decisione di non collaborare che venne
subito allontanato dal bosco a meditare sulla sua bramosia. Il giorno dopo tutti si misero al lavoro fin dal
primo mattino per pulire il bosco dai rovi e preparare il necessario ai margini
del villaggio di CAMPO del RE, dove si sarebbero svolte le evoluzioni. Tutti,
dal Nonno alla piccola Marthy, lavorarono sodo e
il giorno della festa di S. Anna i più bravi fra gli atleti si esibirono per
tutto il giorno strabiliando i presenti con evoluzioni sempre più incredibili.
Alla
sera era stata raccolta una quantità di noccioline straordinaria e subito venne
preparato l’estratto di nocciole. In pochi minuti la ricetta della Fata delle
Valli fu pronta! Seguendo le istruzioni, a mezzanotte in punto Fabullo bevve la
pozione magica e…. non successe nulla!
Nulla
può descrivere la disperazione dei piccoli scoiattoli, di Fabullo e di mamma e
papà. Si pianse molto quella notte, finché la stanchezza ebbe il sopravvento e
tutti crollarono sfiniti in un sonno inquieto.
La
mamma e il papà di Fabullo si svegliarono il mattino successivo con una strana
sensazione, un senso di speranza e di apprensione; quasi avevano timore ad
alzare lo sguardo… eppure sì! Era il loro piccolo quello che correva e saltava
appena più in là, mimando i gesti e le posture di Max, nell’esibizione del
giorno prima! La pozione aveva fatto effetto e il malefico Mago era stato
sconfitto!
Infinita
fu la gratitudine dei genitori del bimbo verso i piccoli, chiassosi animaletti
e per giorni durarono i festeggiamenti prima che la famiglia felice tornasse
alla loro casa a BorgO RIO.
Ma
anche se questa sembra una fiaba, tutto quanto vi ho raccontato è assolutamente
vero; ancora oggi, aggirandosi per i boschi di CAMPORE (così si chiama ora il
villaggio) è possibile scorgere gli scoiattoli della Fata delle Valli, ora
dotati di piccole, colorate motociclette, saltare di tronco in tronco e di
roccia in roccia e ancora oggi, tutti gli anni alla festa di S.Anna, potete
assistere alle loro esibizioni per la gente del Villaggio, mentre attendono
fiduciosi la visita del loro amico Fabullo...